Uomini, indecisi a tutto, neanche l'amore fa il miracolo
A volte si rimanda perché affrontare le cose provoca crisi d'ansia Spesso non si sceglie per comodità o per pigrizia
di LAURA LAURENZI
ROMA - Indecisi a tutto, ci dibattiamo nelle eterne paludi del dubbio, rimandiamo, soffriamo, ci maceriamo nella non azione e nelle non scelte. L'indecisione: un virus sempre più diffuso, malattia sociale e sentimentale che ci rende imbelli, mediocri, incapaci di determinare. Una malattia tipica di una società del benessere che sembrerebbe prospettarci una varietà sconfinata di opzioni, fra le quali il più delle volte finiamo invece con il non scegliere nulla, in uno zapping continuo di ipotesi che poi regolarmente non vanno in porto. Un atteggiamento nevrotico molto italiano ("L'Italia è l'antica terra del dubbio", scriveva Massimo d'Azeglio), una passività che attanaglia più gli uomini che le donne, più le persone con un titolo di studio elevato, più chi vive al Centro Nord che non al Sud.
E' quanto emerge da un'indagine condotta da Riza Psicosomatica in edicola oggi. Il sondaggio è stato eseguito su 865 italiani fra i diciotto e i settant'anni: il 75 per cento di loro, cioè tre su quattro, sia pure con modalità differenti, sono indecisi, 67 per cento uomini contro il 33 per cento donne. La fascia d'età più disastrata è quella dei trentenni, fino a ieri coccolati, protetti, ovattati da mamma e papà, oggi terrorizzati all'idea di lasciare casa e cercare di capire cosa fare della loro vita. Si è indecisi soprattutto nei rapporti affettivo-sentimentali con il partner (68 per cento) ma anche in quelli che ci legano ai genitori e alla famiglia d'origine (47 per cento). Si è indecisi nel lavoro, nell'uso del denaro, negli investimenti importanti ma anche nelle piccole spese, nelle scelte quotidiane e insignificanti, cosa ordinare al ristorante, che film andare a vedere, quale golf indossare. Dover decidere fa paura, a volte scatena addirittura delle crisi di panico. In molti preferiscono non solo rimandare ma addirittura delegare, rassegnandosi che sia qualcun altro a scegliere per loro, a prendere in mano le redini della loro esistenza.
Indecisione, evitare l'uso prolungato. Se infatti diventa cronica può avere conseguenze anche gravi ed effetti collaterali negativi, mette in guardia il dossier di Riza Psicosomatica. Ansia, tachicardia, vertigini, cefalee, coliti, svenimenti. Trasformandosi in un vero e proprio agente patogeno, l'eccesso di indecisione, con lo stress permanente che comporta, fa ammalare, è una sorta di autoboicottaggio.
Decidere significa uscire dal gregge, dire no al conformismo, delineare la nostra identità, differenziarci. Spesso non si sceglie, e ci si colloca dentro una scia già tracciata, per comodità, per pigrizia, per non scontentare nessuno. Ma davvero non decidere è peggio che decidere male? Possibile che l'indecisione abbia solo accezioni negative, che non sia mai una risorsa ma sempre e unicamente una zavorra? Secondo gli esperti può rappresentare un momento di riflessione creativa soltanto quando è passeggera e viene presto superata. In caso contrario, autoalimentandosi, può anche rendere schiavi e generare un abito mentale paralizzante. Più ci ripetiamo non so cosa decidere, più convinciamo il nostro cervello di essere incapaci di qualunque scelta e restiamo invischiati.
Certo, certissimo, anzi probabile, per dirla con Ennio Flaiano. L'amletismo, l'impossibilità di decidere, contrariamente a quanto si crede non è scolpito nel nostro Dna. Indecisi non si nasce, si diventa. L'incertezza che ci porta a trasformare qualunque scelta, anche banale, in una dramma esistenziale è l'ultima tappa di un percorso tortuoso e innaturale che nasce da un cattivo uso del pensiero, secondo l'equipe di esperti di Riza. I quali stilano un elenco delle frasi-trabocchetto che, tanto per cominciare, nessuno di noi dovrebbe mai più ripetere, né a se stesso né agli altri. E cioè: non posso farci niente, sono indeciso di natura. Dopo quello che ho passato, sfido che ho paura di scegliere! Se sono indeciso, è perché sono più responsabile e più serio degli altri. Non so decidermi perché non so cosa voglio. Da questa scelta dipende tutta la mia vita.
E qualche altro consiglio. Evitiamo di coinvolgere tutti quelli che ci circondano: la decisione riguarda esclusivamente noi. Matura con noi. Senza saperlo, spesso l'abbiamo già presa, secondo l'antico adagio cinese che dice: "La decisione è dentro di te, sei tu che ancora non la vedi". E comunque, dopo lungo o breve esitare, ricordarsi che una scelta, proprio perché può provocare sofferenza, non è mai definitiva: possiamo sempre cambiare idea.
(3 novembre 2003)
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